L'età moderna, il Regno di Napoli e i terremoti
Teramo entrò a far parte del Regno di Napoli all'inizio del Cinquecento, vivendo poi il periodo del Quarantottismo e subendo il flagello di ripetuti terremoti; designata capoluogo della provincia Abruzzo Ultra I nel 1806, seguì la sorte del resto del sud fino all'Unità d'Italia
Il Medioevo di Teramo si concluse nel 1504 con l’ingresso
della città abruzzese nella sfera di influenza del Regno di Napoli, sotto la guida di Giovanna di Napoli e
successivamente di Carlo V d'Asburgo. Passarono solo pochi anni e la città subì
l’assedio degli Acquaviva, nel 1521. A dispetto delle vicende militari e delle
epidemie, nel 1589 i fratelli Facij aprirono la prima tipografia pubblicando il
trattato "Descrittione del sacro monte di Varale di val di Sesia”.
Dopo che Teramo cadde in mano ai viceré spagnoli, il potere fu concentrato in una forma di
amministrazione oligarchica esercitata da quarantotto famiglie facoltose, il
cosiddetto Quarantottismo che sarebbe
perdurato fino al 1770; per le questioni più gravi si riuniva una sorta di
parlamento con la presenza di tutti i capi famiglia. Nel 1703 la città fu
flagellata da un disastroso terremotoe nel 1798 saccheggiata dalle truppe napoleoniche insieme alla vicina L’Aquila,
venendo amministrata per un breve periodo dai fratelli Fontana.
Per tutto il Settecento e l’Ottocento, la città continuò a essere periodicamente danneggiata da sismi di intensità variabile. Nel 1806, a seguito della divisione della Provincia di Abruzzo Ultra, Teramo divenne capoluogo della neoistituita provincia di Abruzzo Ultra I e tale sarebbe rimasta fino all’invasione del territorio da parte delle truppe piemontesi, evento che condusse all’Unità d’Italia.